Cover photo: Arazzi Raffaelleschi, Palazzo Ducale – Mantova
«La luce è uno strumento che va oltre la funzionalità: ha il potere di ispirare, emozionare e trasformare ogni spazio».
Fondato a Bergamo nel 2019, Studio Switch indaga il potenziale espressivo della luce in contesti architettonici e artistici. Con una solida esperienza nel settore dell’illuminotecnica, il team progetta soluzioni per ambienti diversi: dalla residenza agli spazi pubblici, al retail, con attenzione particolare agli spazi di culto.
Studio Switch si è già distinto per progetti importanti, concentrandosi in particolare sull’illuminazione di luoghi sacri e opere d’arte. Come affrontare questi temi e quali sono le prime riflessioni che guidano un progetto di illuminazione?
«Illuminare luoghi sacri e opere d’arte significa entrare in dialogo con spazi e manufatti carichi di significati storici, spirituali e simbolici. La luce, in questo contesto, diventa uno strumento di interpretazione e racconto. Il rispetto è il principio cardine del nostro approccio: rispetto per l’integrità artistica, per la memoria storica e per i messaggi che architetture e opere trasmettono.
Iniziamo ogni progetto interrogandoci sul significato che la luce deve assumere in quel contesto specifico. Ci chiediamo, ad esempio, come possa valorizzare la sacralità di un luogo, quali elementi far emergere e come gestire le ombre per creare un equilibrio armonico. Queste riflessioni guidano poi lo sviluppo del concept, ponendo le basi per gli obiettivi progettuali. In alcuni casi, come nel Santuario della Madonna delle Lacrime di Treviglio o nella Certosa di Milano, ci troviamo ad affrontare spazi sacri ricchi di opere d’arte, dove i principi dell’illuminazione museale si intrecciano con quelli specifici per luoghi di culto».
Il vostro delicato compito è quello di coniugare la valorizzazione artistica delle opere con il rispetto delle esigenze liturgiche. Quali strategie adottate per armonizzare questi due aspetti?
«Ogni progetto si articola su due livelli: il concept creativo e le soluzioni tecniche. L’eccellenza ottica e la scelta accurata dei diodi Led sono fondamentali non solo per ottenere risultati estetici ed illuminotecnici impeccabili, ma anche per garantire efficienza energetica e sostenibilità. Quando lavoriamo su opere d’arte, prestiamo particolare attenzione alla resa cromatica, al bilanciamento dei contrasti luminosi e all’eliminazione di riflessi o abbagliamenti indesiderati. Nel caso delle sculture, ad esempio, la gestione delle ombre è essenziale per valorizzarne la tridimensionalità, mentre per gli arazzi una luce radente ben calibrata può esaltarne la matericità.
Questi aspetti si sono rivelati centrali ad esempio nei nostri interventi presso il Museo della Porta del Cielo a Treviglio (BG), nella valorizzazione del dipinto della Pala del Befulco in Santa Maria Segreta a Milano e nell’illuminazione degli Arazzi raffaelleschi a Palazzo Ducale di Mantova. Un esempio emblematico è il Polittico di San Martino, capolavoro del Quattrocento lombardo realizzato tra il 1485 e il 1505 da Bernardo Zenale e Bernardino Butinone, in cui le raffinate opere pittoriche sono inserite in una complessa decorazione lignea. L’uso di sagomatori e di proiettori con differenti ottiche, garantisce una lettura coerente del polittico, combinando una luce più profilata con una più diffusa e morbida. L’integrazione del protocollo DALI ci ha inoltre permesso di programmare scene luminose in armonia con il sistema multimediale dell’allestimento, garantendo flessibilità e precisione.
Dal punto di vista liturgico, la luce assume anche un valore simbolico. È fondamentale creare gerarchie visive che accompagnino i fedeli verso il presbiterio, scandendo i diversi momenti della celebrazione e della preghiera.»
Illuminare opere d’arte e luoghi sacri significa anche confrontarsi con vincoli di tutela. Questi limiti rappresentano un ostacolo o possono diventare uno stimolo creativo?
«I vincoli rappresentano per noi un’occasione di crescita. La conservazione delle opere, i limiti imposti dai posizionamenti e il rispetto delle normative, come quelle sull’inquinamento luminoso nei progetti di illuminazione delle facciate, stimolano la nostra creatività, portandoci a trovare soluzioni innovative e funzionali. Un esempio è la Basilica di San Martino a Treviglio, dove abbiamo progettato supporti ad hoc per i proiettori non potendo utilizzare direttamente il delicato cornicione ligneo. Per il concorso relativo all’illuminazione delle Sale del Duca a Palazzo Ducale di Mantova, invece, abbiamo proposto distanziatori custom equipaggiati con corpi illuminanti miniaturizzati, per rispettare i requisiti conservativi. Trovare risposte efficaci a queste sfide aggiunge valore al nostro lavoro, trasformando ogni ostacolo in un’opportunità progettuale».
Avete un sogno “luminoso” nel cassetto?
«Più che un progetto specifico, il nostro sogno è vedere riconosciuto il ruolo del lighting designer come figura indipendente. Vorremmo che ogni architettura, museo o spazio pubblico fosse valorizzato da un’illuminazione progettata con cura e consapevolezza, specialmente in Italia, dove il patrimonio culturale merita un’attenzione particolare. Purtroppo, questa visione è ancora lontana dalla realtà, ma continuiamo a lavorare affinché il lighting design ottenga il riconoscimento che merita».