Durante il XX secolo, nell’arte, la mera rappresentazione della realtà è stata sostituita da metodi di riproduzione più fedeli – come la fotografia – e dai linguaggi “altri” delle avanguardie. In questa cornice, anche la luce è divenuta un mezzo espressivo indipendente.
Negli anni ’60 la luce diventa un vero e proprio medium, legato ai movimenti dell’arte concettuale e minimalista. La società dei consumi ha disegnato un paesaggio urbano pieno di insegne, scritte, testi e altri oggetti i cui colori spiccano nella penombra urbana, rendendo di fatto la notte un arco temporale da vivere ed esperire.
Sono stati diversi gli artisti che hanno usato la luce come mezzo espressivo, al pari di tele e pennelli. Ripercorriamo brevemente le opere di coloro che hanno fatto dell’illuminazione uno strumento e un medium.
Lucio Fontana e gli Ambienti Spaziali
Lucio Fontana nasce il 19 febbraio 1899 in Argentina da una famiglia di origini italiane. Nonostante i suoi primi esiti artistici si collochino dentro l’ambito della scultura astratta, dalla fine degli anni ’40 dà vita a dei lavori che lo rendono famoso in tutto il mondo: la serie degli Ambienti Spaziali e la serie di Concetti Spaziali (volgarmente noti come “buchi” o “tagli”).
Superando i limiti della pittura e della scultura, Fontana si focalizzava sul visitatore e sulla percezione dell’opera, investigando il concetto di luce e superando la bidimensionalità della tela.
Memorabile in questo senso è stato l’intervento alla IX Triennale di Milano nel 1951, in cui dei tubi al neon incorporavano il movimento dello spettatore nella costruzione del lavoro stesso, diventando partecipe dello spostamento della prospettiva dell’ambiente.
Gli Ambienti Spaziali di Lucio Fontana sono stati oggetto di una retrospettiva che si è tenuta presso la Fondazione Pirelli Hangar Bicocca nel 2017, raccolti per la prima volta insieme in un unico spazio.
Mario Merz, la luce e gli Igloo
Mario Merz, esponente dell’Arte Povera, ha utilizzato la luce per creare dei dialoghi tra natura e tecnologia. Le sue installazioni della serie Igloo, costituite da materiali naturali e luci al neon, fanno dell’illuminazione non un semplice strumento decorativo, ma una componente vitale; per Merz la luce è un elemento essenziale, che fornisce alla materia un carattere alchemico. L’artista intende proiettare le proprie opere nella sensibilità moderna, e la luce supera l’idea illuminazione per inserirsi in quella di energia, elemento sensibile che attraversa i materiali.
Dan Flavin, minimalismo e illuminazione
Dan Flavin può essere considerato come il maestro della neon art. Nel 1963 realizza il primo lavoro con lampade fluorescenti, chiamando quella e le opere successive Icone. Sebbene molti abbiamo provato a fornire una lettura religiosa del suo lavoro, Flavin ha sempre rifiutato interpretazioni trascendentali o metafisiche delle sue opere.
Se in artisti come Fontana e Merz le luci al neon venivano incorporate nella più ampia creazione dell’opera, diventando medium, Flavin esponeva semplici luci fatte in serie, già presenti in commercio.
Per comprendere questi lavori è necessario ragionare in termini di pura visione: la luce che emettono, i colori e l’intensità luminosa. Flavin si focalizza sulla purezza di queste caratteristiche, creando atmosfere e smentendo l’illusionismo pittorico, eliminando qualsiasi riferimento simbolico che non sia puramente espressivo.
Bruce Nauman, la luce e il linguaggio
Lo statunitense Bruce Nauman è un artista dalla produzione estremamente sfaccettata, una figura leggendaria; nel periodo in cui ha lavorato con le luci al neon (inserite all’interno di una pratica che ha incorporato a sé una vasta quantità di medium diversi) Nauman cercava di dare alle proprie opere un’accezione più personale.
La sua ricerca in questo senso è caratterizzata da un analisi sul corpo e lo spazio da esso occupato, come nella performance del 1965 Manipulating a Fluorescent Tube; ma il neon come forma espressiva affascina l’artista anche in relazione alle insegne in ambito pubblicitario: Window or Wall Sign, appeso all’ingresso del proprio studio recitante la frase “The true artist helps the world by revealing mystic truths”.
Tramite i lavori al neon Nauman indaga la questione linguistica, testandone la capacità di dare forma al mondo. Nauman gioca con lo strumento delle parole, giocando su sostituzioni e assonanze.
James Turrell, la luce e la tensione cosmica
James Turrell è un artista Californiano il cui lavoro con la luce si inserisce all’interno di un filone influenzato da un aspetto meditativo e spirituale. Anch’egli gioca con la percezione visiva dello spettatore, lavorando sullo spazio.
Tra i suoi progetti più noti è indispensabile citare le Sky Spaces, camere con aperture del soffitto che guardano verso il cielo, creando ambienti immersivi. Una ricerca metafisica che aspira ad una tensione cosmica, pattern colorati che danno vita a spazi liminali e sospesi nella percezione e nel tempo.