Cover photo: Courtesy Archivio Cesare Colombo / Courtesy Cesare Colombo Archive
Fino al 12 gennaio 2025, la Triennale di Milano ospiterà un’ampia retrospettiva dedicata a Gae Aulenti, una delle figure più rappresentative dell’architettura e del design contemporanei. La mostra, intitolata “Gae Aulenti (1927-2012)“ e curata da Giovanni Agosti con Nina Artioli e Nina Bassoli, offre un viaggio attraverso gli oltre sessant’anni di carriera di questa poliedrica e visionaria progettista, esplorando i vari ambiti del suo lavoro, dallo urban-design all’exhibition design, dalla scenografia teatrale alla progettazione d’interni, fino alla grafica e all’architettura del paesaggio.
Il percorso espositivo è concepito come un’ opera a sé stante: si snoda attraverso 13 stanze che ricostruiscono in scala 1:1 alcuni dei progetti più significativi di Aulenti, come il negozio Olivetti a Buenos Aires, il Musée d’Orsay a Parigi e l’Aeroporto di Perugia, utilizzando i materiali originali conservati nell’archivio milanese: disegni, fotografie e maquette. L’allestimento mira a coinvolgere attivamente il visitatore rispecchiando il pensiero di Aulenti, secondo cui un sistema espositivo deve partecipare attivamente al materiale rappresentato, coinvolgendo lo spettatore in una dinamica di reciproche responsabilità. E in questa specifica occasione, la luce riveste un ruolo cruciale.
Il proiettore Cestello e la collaborazione con iGuzzini
Sì, la luce: un elemento che Aulenti ha sempre considerato fondamentale nel suo lavoro. Ne sono la testimonianza alcune lampade nate in collaborazione con Martinelli Luce come “Pipistrello” e “Ruspa”, disegnate da Gae Aulenti rispettivamente nel 1965 e 1968 e presenti all’interno del percorso, ma anche un altro progetto altrettanto significativo, seppur meno popolare: il “proiettore Cestello”, realizzato 31 anni fa in collaborazione con l’azienda iGuzzini che oggi illumina questa stessa retrospettiva milanese. Ispirato ai proiettori da stadio, “Cestello” consiste in un gruppo compatto di proiettori orientabili singolarmente, senza necessità di binari, che crea un’illuminazione diretta dalla fonte e amplificata dalle riflessioni reciproche. Un progetto che ai tempi segnò una vera e propria svolta nel settore illuminotecnico. Ma com’è nato?
Erano gli anni ’90 e Aulenti e il lighting designer Piero Castiglioni – suo collaboratore di fiducia – stavano lavorando allo sviluppo di un sistema illuminotecnico in grado di rispondere alle esigenze specifiche di Palazzo Grassi a Venezia, divenuto nel frattempo galleria espositiva, con un fitto calendario di mostre temporanee. Presto, i due dovettero fare i conti con idee e soluzioni impossibili da ottenere con i prodotti in commercio esistenti: serviva progettare qualcosa di nuovo. L’incontro con iGuzzini, azienda italiana fondata nel 1959 a Recanati, tutt’oggi un punto di riferimento nel settore dell’illuminazione architettonica e di design, fornì ai due i mezzi che stavano cercando: in breve tempo il proiettore Cestello divenne realtà.
Da Palazzo Grassi alla Triennale, quando l’opera omaggia il suo autore
Inizialmente “Cestello” venne realizzato in modo quasi artigianale, specificatamente per Palazzo Grassi, ma l’azienda marchigiana, riconoscendone l’alto potenziale, avviò un processo di ingegnerizzazione e industrializzazione affrontato insieme ad Aulenti, Castiglioni e Fiat, allora proprietaria di Palazzo Grassi. Nel 1993 il sistema divenne un prodotto di serie, venduto in tutto il mondo e ampliato nella gamma per adattarsi a molteplici applicazioni e destinazioni d’uso. Da allora, il proiettore Cestello ha illuminato alcune delle più prestigiose Istituzioni culturali del mondo, come Palazzo Ducale a Venezia, le Scuderie del Quirinale a Roma, Le Samaritaine a Parigi e la Galleria Borghese a Roma.
Ed ecco perché la sua presenza all’interno della mostra dedicata ad Aulenti, la sua stessa autrice, è così significativa. Lo ritroviamo – nelle sue numerose versioni – nella prima sezione della mostra dedicata ad “Arrivo al Mare” (installazione presentata alla XIII Triennale di Milano, celebrava vincendo il “Gran Premio Internazionale” il centenario dell’unità d’Italia), attraverso gli apparecchi iSign installati a soffitto. Il progetto dello showroom Olivetti a Buenos Aires del 1968 prende invece vita grazie agli incassi “Reflex“, mentre la sezione dedicata alla mostra di Christo alla Rotonda della Besana del 1973 utilizza “Underscore 15“, per una retroilluminazione soffusa e diffusa. E nello spazio dove troviamo il progetto di trasformazione della vecchia stazione ferroviaria parigina “a Gare d’Orsay” nel celebre Musée d’Orsay, uno dei progetti forse più noti di Gae Aulenti, completato nel 1986, troviamo i proiettori “Palco” presenti ancor prima della mostra. Infine, il progetto dello Spazio Oberdan a Milano, brilla con i faretti a incasso “Frame” a quattro vani quadrati.