Cover photo: Lonneke Gordijn e Ralph Nauta – ph. Teska Overbeeke
Ristabilire la connessione tra umanità e natura attraverso la tecnologia, è il mantra che riecheggia tra le mura di Studio Drift, l’atelier creativo fondato nel 2007 tra i canali di Amsterdam da Lonneke Gordijn e Ralph Nauta. Un obiettivo tanto audace quanto stimolante, che ha permesso al duo di artisti di imporsi nella scena internazionale realizzando spettacolari installazioni cinetiche e sculture interattive, che portano in scena il fascino del mondo naturale servendosi delle più avanzate tecnologie.
Oggi Studio Drift conta più di 60 collaboratori che, specializzati nelle più disparate discipline, permettono a Gordijn e Nauta di spingere ulteriormente la propria ricerca oltre i confini della consuetudine. Tra poetiche danze di droni e fitomorfi corpi in movimento, però, non può mancare la luce, un elemento che Studio Drift impiega costantemente per amplificare la forza del proprio corpus di opere.
Le coreografie luminose con i droni
È proprio la luce ad essere la protagonista delle numerose performance a cui Studio Drift dà vita illuminando i cieli notturni di tutto il mondo. Si tratta di coreografie aeree di grande scala in cui centinaia di droni dotati di fonti luminose si muovono all’unisono per dipingere forme e movimenti nell’oscurità della notte. Certamente annoverabili come le opere di Studio Drift più apprezzate, le spettacolari danze ad alta quota si svolgono in luoghi pubblici e consentono a Gordijn e Nauta di rendere la propria arte fruibile a un pubblico il più vasto possibile. Un esempio è Franchise Freedom, con il quale il duo olandese ha dominato il cielo di Miami in occasione di Art Basel Miami 2017. Per l’occasione, uno sciame di droni ha eseguito una coreografia generata da un algoritmo ottenuto dallo studio delle dinamiche del volo degli storni, riuscendo così a riprodurre un comportamento frutto di un lento processo evolutivo attraverso la complessa elaborazione di dati di cui solo la tecnologia è capace.
La Connessione tra Natura e Tecnologia
Ancor più rappresentativa della commistione tra natura e tecnologia a cui punta la ricerca di Studio Drift, è l’opera intitolata Social Sacrifice. La performance è stata ideata in occasione della 59ª Biennale Arte di Venezia e ha coinvolto un gruppo di 100 droni che hanno eccezionalmente e per la prima volta volato all’interno della chiesa di San Lorenzo della Serenissima. Ogni sera, per una decina di giorni, l’opera si è animata sopra le teste del pubblico raccontando, con volteggi e acrobazie aeree, le tecniche che i banchi di pesci utilizzano per difendersi dai propri predatori e riflettendo su quanto l’istinto naturale alla sopravvivenza si traduca in efficaci soluzioni per affrontare problemi e pericoli.
“I am Storm”: L’Installazione di Lighting Design Interattivo di Studio Drift
Lo studio dei fenomeni naturali, siano essi di carattere macroscopico o attinenti a specifici dettagli spesso impercettibili del mondo che ci circonda, è alla base anche delle opere che Studio Drift sviluppa all’interno di musei ed importanti istituzioni.
Dai già citati animali, come uccelli e pesci, si giunge fino all’osservazione e all’analisi del vento, di piante e fiori, che nel tempo hanno ispirato la progettazione di suggestive installazioni cinetiche.
Coded Coincidence (2021), per esempio, impiega piccole fonti luminose per ricreare il modo in cui i semi di olmo vengono trasportati dal vento durante la stagione primaverile, mentre Shylight (acquisita dal Rijksmuseum di Amsterdam nel 2014) e Meadow (presentata nel 2018 durante la Dutch Design Week) reinterpretano attraverso lampade robotiche in tessuto i lenti movimenti dei petali dei fiori.
La Luce in “I am Storm” di Studio Drift
Tra le opere museali prodotte da Studio Drift non può non essere citata I am storm (2023). Con questa ampia installazione spaziale, Studio Drift ha posizionato la lente di ingrandimento sull’azione che il vento esercita sui sottili fili d’erba di un prato e, servendosi di un abile gioco di scala, ha ottenuto un’affascinante opera immersiva con la quale lo spettatore può interagire.
Le singole strutture luminose rivestite da un tessuto in nylon che compongono I am storm, infatti, sono programmate affinché la presenza di persone venga rilevata da appositi sensori capaci di attivare, in diretta risposta allo stimolo captato, un lento movimento oscillatorio, proprio come il vento è capace di fare quando soffia su un prato.