Daan Roosegaarde sfugge qualsiasi definizione. Scienziato, designer, tech artist, l’olandese progetta installazioni che migliorano la vita quotidiana negli ambienti urbani, accendono l’immaginazione e combattono la crisi climatica. Aria, acqua ed energia pulita, la sintonia con l’ambiente, sono i valori alla base del suo lavoro: la luce è il suo linguaggio. Classe 1979, dal 2007 è direttore creativo del social design lab Studio Roosegaarde, con sedi a Rotterdam – in un vecchio edificio in ferro e vetro nella zona del porto conosciuto anche come “la fabbrica dei sogni” –, Shangai e un distaccamento pop up a Dubai. Lo studio ha lavorato ai quattro angoli del mondo, è stato chiamato per installazioni in spazi pubblici e luoghi aperti da Pechino a Parigi, da Eindhoven a Stoccolma, ha esposto in musei come il Design Museum o la tate Modern di Londra, il Mori Art Museum di Tokyo o il Musee des Arts Decoratifs nella capitale francese.
Daan Roosegaarde è anche Young Global Leader al World Economic Forum, visiting professor all’Università di Monterrey in Messico, consulente del Design Singapore Council, professore di Design e Innovazione alla Tongji University di Shanghai e membro del team Innovazione della NASA.
Dan Roosegaarde
I suoi progetti scuotono le coscienze su temi di fondamentale importanza, incoraggiano a pensare a un mondo diverso, a essere parte della soluzione per i problemi legati all’inquinamento e al cambiamento climatico. Le sue visioni delicate non sono utopie; riprendendo la definizione coniata da Kevin Kelly, fondatore della rivista Wired, Roosegaarde parla di protopie, ponendo così l’accento sulla proattività del suo lavoro.
La sua maggiore fonte di ispirazione è la natura, che a suo avviso l’umanità non ha più voglia di scoprire e indagare. Da bambino curioso, che non stava mai in casa ma usciva a giocare nei prati, ad adulto che osserva ciò che lo circonda per dare vita a qualcosa di nuovo. «Per me l’essenza del design è interrogarsi sulla realtà e cercare di capirla e per crearla, riprogettarla, relazionarsi con essa e con il mondo intorno a noi.
È strano che quando si parla di sfide globali gli architetti non facciano mai parte della discussione». Ossessionato dalla ricerca di un nuova bellezza e dalla semplicità, tutto quello che crea può essere ascritto sotto il grande cappello della schoonheld, parola composta olandese che significa “esteticamente apprezzabile” e “pulito”, inteso come essenziale e semplice.
La sua ultima creazione si chiama Spark ed è una proposta per uno spettacolo pirotecnico 100% green ispirato alle lucciole e allo scintillio delle galassie lontane. Si tratta di fuochi artificiali organici che evitano l’utilizzo di elementi chimici o di plastica. Le “nuvole” colorate che esplodono rivelando i loro riflessi cangianti sono composte da milioni di piccoli coriandoli completamente biodegradabili. «I fuochi d’artificio tradizionali inquinano l’aria con le polveri sottili e sono sempre più messi al bando, ma a molte persone la situazione attuale sembra restrittiva. Spark è un luogo di meraviglia che innesca la riflessione e mostra una nuova alternativa sostenibile per allegre celebrazioni collettive», racconta Roosegaarde dopo il debutto dello show in estate a Bilbao e Londra e in attesa di altre commissioni.
Colorato anche il campo agricolo luminoso di Grow, installazione basata sui principi della fotobiologia secondo cui alcune frequenze luminose aiutano i vegetali a crescere e li proteggono dai parassiti senza l’uso dei pesticidi. In un campo di porri di oltre 20.000 metri quadrati, Roosegaarde e il suo team hanno installato migliaia di luci LED rosse e blu che creano un paesaggio onirico, ricco di riflessi e ombre, scenografico e “utile” al tempo stesso. «Grow è un dreamscape – ha detto il suo creatore – che mostra la bellezza della luce e della sostenibilità e che può crescere e migliorarsi di continuo».
In contesti urbani, l’olandese ha risposto alla voglia di stare insieme post-pandemia con Urban Sun, un lampione con luce germicida UVC 22nm che garantisce il 99,9% di riduzione del Coronavirus sulle superfici. Sviluppato in maniera autonoma (molto spesso le opere di Roosegaarde non hanno sovvenzioni ma sono auto-commissioni), Urban Sun soddisfa gli standard di sicurezza dell’International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection (ICNIRP) ed è stato sostenuto dal Presidente olandese del Council of the Public Health & Society Board. Sotto il suo cono luminoso le persone si sono potute ritrovare e abbracciarsi dopo mesi di distanza.
Contesto cittadino anche per la monumentale installazione Waterlicht, un’inondazione virtuale creata con luci LED e lenti riflettenti che simula il livello che potrebbero raggiungere le acque a causa del riscaldamento globale, andata in scena ad Amsterdam, Londra, Parigi, Toronto, Dubai, New York solo per citare le location più note. Poliedrico e sempre aperto a nuove sfide, l’olandese ha firmato anche l’illuminazione delle storiche paratie della Afsluitdijk, una delle maggiori dighe carrabili dei Paesi Bassi progettata da Dirk Roosenburg, il nonno di Rem Koolhaas. Senza utilizzare energia elettrica, Daan ha rivestito i 60 monumentali edifici con piccoli prismi riflettenti che ne evidenziano la struttura e che si accendono al passaggio delle auto, quando sono colpiti dal fascio di luce dei fari. L’intervento, geniale nella sua semplicità, valorizza il carattere innovativo dell’infrastruttura lunga 32 chilometri, proponendola come modello esemplare di paesaggio antropico “intelligente” per oggi e per domani.
«Non c’è via di ritorno, se non investiamo in nuove idee moriremo» chiosa Roosegaarde, creatore di sogni che fanno riflettere.