Luce calda e fredda: la costruzione delle emozioni nell’immagine cinematografica

Colori caldi e i colori freddi dettati dalle luci sono sempre stati dei veicoli di significati ampi attraverso diversi tipi di linguaggi visivi

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Cover photo: utilizzo delle luci calde in The Neon Demon (2016) | Amazon Studios

Il colore in un film può farsi veicolo dell’accento emozionale di una determinata scena, definendo, anche, il tono complessivo della storia che viene rappresentata sullo schermo. La resa di una tonalità sul grande schermo è definita essenzialmente dalla capacità di regolare la luce: attraverso l’alternanza di luci calde e luci fredde, i registi, con la mano di sapienti direttori della fotografia, sono in grado di conferire all’esperienza del pubblico un plus artistico. 

In questo articolo esploreremo alcuni esempi iconici del cinema moderno e contemporaneo per capire come queste scelte cromatiche influenzino la narrazione cinematografica.

Luci calde, luci fredde e le palette di colori nei generi cinematografici

I generi cinematografici, storicamente, sono sempre stati ampiamente connotati dall’utilizzo di tinte calde e di tinte fredde. Nei film horror, ad esempio, le luci fredde sono spesso utilizzate per creare un senso di tensione e paura, accentuando il clima di incertezza e di minaccia imminente. Anche scene immerse in toni blu o verdi freddi (Alien, Shining) trasmettono un’atmosfera di isolamento e pericolo, rendendo l’ambiente ostile e alienante tramite lampade al neon o luci con una temperatura colore elevata. 

1. Le luci fredde associate a colori glaciali in Alien (1979) | © 20th Century Fox © De Agostini

Al contrario, nei drammi romantici e nelle commedie, le luci calde sono frequentemente impiegate per evocare sensazioni di intimità, gioia e comfort. Questi toni dorati e aranciati contribuiscono a creare ambientazioni accoglienti e familiari, dove i personaggi si muovono in contesti emotivamente sicuri. Per ottenere tecnicamente luci di questo tipo, si ricorre all’utilizzo di lampade a incandescenza o a dei LED con temperature colore intorno ai 2700-3200K.  

Anche nel genere fantascientifico si osserva un uso distintivo dei colori: le luci fredde spesso dominano, riflettendo un futuro tecnologico e alienante (2001 Odissea nello spazio, Blade Runner) mentre i toni caldi possono essere utilizzati per umanizzare momenti di connessione tra i personaggi o per sottolineare l’elemento naturale in contrasto con un mondo iper-tecnologico.

Le luci fredde in Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni

Il colore ha giocato un ruolo centrale all’interno della cultura visiva degli anni ‘60. Quel decennio ha visto nel paesaggio mediale una vera e propria esplosione di colore: era il tempo di Andy Warhol e della cultura psichedelica. Emblematico il lavoro fatto nella pellicola Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni.

In Deserto Rosso, il paesaggio industriale, caratterizzato da fabbriche grigie e cieli opachi, è spesso illuminato da luci fredde che accentuano la disumanizzazione del mondo che circonda la protagonista Giuliana.

2. Il paesaggio industriale in Deserto Rosso | © Cineriz

Le poche scene in cui la luce calda è presente sono utilizzate in modo selettivo, creando un contrasto che sottolinea la disconnessione della protagonista dal mondo e da se stessa. Antonioni, infatti, aveva rivelato che per questo film si era «impegnato a sfruttare ogni minima possibilità narrativa racchiusa nei colori» affinché questi «trovino armonia con lo spirito di ogni singola scena, di ogni singola sequenza». 

3. Contrasto tra luci calde e luci fredde in Deserto Rosso | © Cineriz

L’uso delle luci calde e luci fredde nel cinema contemporaneo

Nel cinema contemporaneo, l’uso delle luci calde e fredde ha subito un’evoluzione, spesso diventando più sofisticato e complesso. Le possibilità di manipolazione dell’immagine date dal digitale hanno traghettato le possibilità narrative dell’uso della luce verso territori fino a quel momento inesplorati. 

Gli esempi sono molteplici, ma uno particolarmente emblematico ci viene sicuramente dato dal regista Nicolas Winding Refn, che nel suo The Neon Demon gioca proprio con la contrapposizione tra il colore azzurro e il colore rosso, tra tinte fredde e tinte calde. Nel film, il passaggio tra questi due colori caratterizza il momento della trasformazione della protagonista, una transizione che la porterà da ragazza ingenua a Narciso, simboleggiando semioticamente il contrasto tra quiete e movimento, tra acqua e fuoco, tra sicurezza e pericolo, tra colore freddo-negativo e colore caldo-affermativo. 

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