Blade Runner è uno di quei film diventati di culto. Questo non solo perché ha introdotto delle tematiche innovative a livello narrativo, diventando una roccaforte nella storia del cinema di fantascienza, ma anche perché è stata un’opera capace di ridefinire delle coordinate estetiche, costruendo un immaginario retro futurista e legato al nascente movimento Cyberpunk.
Liberamente ispirato dal romanzo di Philip K. Dick Il cacciatore di androidi (Do Androids Dream of Electric Sheep?) del 1968, Blade Runner è un film generazionale per i giovani degli anni ’80, ma che ha saputo costruire una notevole schiera di appassionati anche nelle generazioni successive.
Blade Runner: la trama
Ambientato in una Los Angeles distopica nell’anno 2019, il film esplora i temi dell’identità e della realtà quando la tecnologia è diventata indistinguibile dall’umano. Il protagonista è Rick Deckard, interpretato da Harrison Ford, un “blade runner” incaricato di rintracciare e “ritirare” (termine utilizzato come pacato sinonimo di uccidere) replicanti fuggiaschi. Questi soggetti, creati dalla Tyrell Corporation per lavorare in ambienti ostili, iniziano a cercare il loro creatore per estendere la loro breve vita programmata. La storia esplorerà la tensione morale che contraddistingue questa caccia, dato che Deckard si innamorerà di Rachel, una replicante che ignora la sua natura.
La scenografia e la luce di Blade Runner
La scenografia di Blade Runner è un capolavoro di design: la città è un amalgama di stili architettonici, da grattacieli futuristici a edifici decadenti, tutti immersi in un’atmosfera di decadenza e abbandono. Questa visione del futuro tipicamente cyberpunk ha influenzato numerose opere successive. La luce gioca un ruolo fondamentale nel definire l’estetica e l’atmosfera di Blade Runner. L’utilizzo innovativo dell’illuminazione contribuisce a creare un‘atmosfera cupa e oppressiva: riflessi bagnati sulle strade, ombre lunghe e giochi di chiaroscuro sono elementi chiave che enfatizzano la tensione tra realtà e artificio, tra umanità e tecnologia.
Le luci al neon in Blade Runner
La luce al neon, usata estensivamente nel film, simboleggia sia la bellezza che la decadenza del mondo narrativo rappresentato. Queste, spesso in caratteri cinesi o in altri alfabeti, riflettono il melting pot culturale della città e aggiungono un senso di esotismo. Inoltre, il contrasto tra la luminosità vibrante dei neon e l’oscurità circostante enfatizza il tema della solitudine e dell’isolamento in un mondo sovrappopolato, facendo da specchio alla globalizzazione imperversante degli Anni ’80.
Il sequel: Blade Runner 2049
Interessante anche il sequel della pellicola, Blade Runner 2049, del 2019 – non a caso l’anno in cui è ambientato l’originale. Diretto sempre da Ridley Scott, il film non solo porta avanti e aggiorna egregiamente le tematiche percorse dal suo predecessore, ma sviluppa in modo altrettanto originale l’impianto scenografico.
Il discorso sulla luce viene portato avanti in modo diverso, essendo la luminosità innanzitutto maggiormente presente, distaccandosi dall’atmosfera tipicamente neo-noir del precedente; inoltre, le immagini di Blade Runner 2049 riflettono, chiaramente, la maggiore risoluzione delle immagini del cinema contemporaneo, e giocano di più sul colore come veicolo di trasporto emotivo. Il giallo e l’arancione, in particolare, forniscono una panoramica dello scenario post apocalittico rappresentato.