Luce in Scena: la Percezione Visiva di un’Atmosfera, in TV e al Cinema

Lux fiat. Al cinema la fotografia costruisce l’atmosfera di un mondo da cui ci facciamo illudere e coinvolgere. Nella televisione la luce è intensa e funzionale e dirige la nostra attenzione.

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Highlights

Cover photo: The Others (2001) – Lucky Red Distribution

Spesso non ne siamo consapevoli, ma la luce nel cinema e nella televisione rappresenta la prova più immediata, a livello di percezione visiva, della differenza tra un filmato amatoriale caricato su YouTube e un film distribuito al cinema o su piattaforma, o un programma in onda su un’emittente. 

La fotografia nel cinema e il sistema di illuminazione in televisione hanno una grande responsabilità: creare atmosfere. Come mai a colpo d’occhio sappiamo riconoscere immediatamente una fiction italiana, un blockbuster americano o un film d’essai francese? È possibile grazie alle scelte di fotografia e illuminazione, che con l’intensità, la modulazione o la temperatura di colore danno l’impronta stilistica (professionale) al prodotto. Ma quindi, parlando di luci, quali sono le principali differenze tra cinema e televisione?

Lux fiat, ma in modi diversi. Sintetizzando un discorso molto articolato, potremmo dire prima di tutto che nel cinema si lavora con le macchine da presa, in televisione con le telecamere. Nel cinema la fotografia segue la narratologia, lavorando su atmosfere che supportino emotivamente la storia. Nella televisione invece, la luce risponde agli obiettivi di chiarezza e funzionalità, valorizza i volti e dirige l’attenzione del telespettatore. In entrambi i casi, una buona costruzione di luce dà l’illusione della tridimensionalità.

1. X Factor - Sky/Fremantle

Come Funziona la Luce nella Televisione?

L’estetica del linguaggio televisivo passa attraverso la maestria tecnica. Nel saggio Lighting for Digital Video and Television del 2010 di John Jackman si analizza quanto sia importante la luce nel contesto televisivo o su uno schermo digitale. Tutto parte da un presupposto: «Like a magician, we’re trying to convince the viewer of something that isn’t quite true»(Come un mago, cerchiamo di convincere lo spettatore di qualcosa che non è del tutto vero). 

Nella televisione, come accennato, la luce ha l’obiettivo della chiarezza, della coerenza, dell’identità e delle emozioni, ed è spesso legata ai generi: può essere high-key, luminosa e uniforme, in commedie e talk, e low-key, che predilige le zone d’ombra, nei drammi, thriller e noir. Per dare un quadro tecnico, si fonda sulla tecnica base dei tre punti luce, che valorizza il soggetto con key light, fill light e back light. Key light è la luce principale, fill light quella di riempimento, che riduce le ombre create dalla luce principale, la back light o controluce stacca il soggetto dallo sfondo piatto e lavora sulla profondità.

Per ottenere un risultato professionale occorrono competenze tecniche e strumenti specifici. Ad esempio, oltre ai tre tipi di luce (key light, fill light e back light), anche numerosi accessori come luci Fresnel, softbox e filtri che modulano l’intensità e la qualità, senza dimenticare i supporti per posizionare i faretti. Nei formati digitali si tende a semplificare, ad esempio con l’utilizzo del ring light, che illumina i volti in modo uniforme.

Poi, ogni programma è a sé stante e ha il proprio approccio. Alcuni esempi: X-Factor utilizza un’illuminazione potenziata, scenografica, perché ogni esibizione diventa spettacolo visivo. Grazie a LED, fasci di luce incrociati e intensi giochi di ombre accompagnano le performance, si crea una forte connessione tra visivo e musicale.

2. MasterChef Italia - Sky/Endemol

Anche Masterchef segue un criterio simile, valorizzando con le luci i momenti drammatici della competizione. Di contro, Che tempo che fa adotta un’illuminazione morbida, che evidenzia i volti degli intervistati senza renderli spigolosi o artefatti. La ruota della fortuna è un contesto brillante con colori vivaci, come il blu, il rosso, il giallo, il verde, per trasmettere “allegria” (il termine non è casuale) ed energia. La ruota, cuore vibrante del programma, è illuminata con luci direzionali e circondata da LED colorati che la fanno risaltare in modo spettacolare.

3. La Ruota della Fortuna - RTI

La Fotografia nel Cinema: l’Importanza dell’Atmosfera

La fotografia non è solo una componente del linguaggio cinematografico, ne è anche il precursore. La macchina da presa moderna utilizza la luce per creare atmosfera e plasmare storie. La luce in un film è molto più intensa e accentuata rispetto a uno studio televisivo: è strumento di una poetica, stile espressivo e impronta autoriale. In sinergia con il regista, il direttore della fotografia modula le luci per allestire un’ambientazione, seguire i codici di un genere cinematografico, dare profondità drammatica ai personaggi e proporre un simbolismo che si basa sull’intensità, la direzione, i contrasti e il colore.

Jackman in Lighting for Digital Video and Television parla del cosiddetto “vernacolo visivo di Hollywood”, ovvero un insieme di tecniche e trucchi per migliorare l’impatto visivo, a discapito del realismo. Ad esempio, una camera da letto normale non brilla intensamente di luce propria come quelle dei film. Ma attraverso la “sospensione dell’incredulità“, termine del poeta e filosofo Samuel T. Coleridge, gli spettatori accettano di “credere al racconto” come se fosse vero, lasciandosi coinvolgere volontariamente nella grande illusione drammatica.

4. Drive (2011) - 01 Distribution

Luce e Colore nel Cinema: Blade Runner, Drive, Dogville, Traffic e gli altri

La fotografia può avvalersi della tecnica del color grading, che permette di manipolare le palette cromatiche per restituire un impatto emotivo. Un esempio: il blu freddo e pervasivo di Drive (Nicolas Winding Refn, 2011); oppure il giallo soffocante di Siccità (Paolo Virzì, 2022). Questi colori non sono semplici elementi estetici, ma contribuiscono alla costruzione del mondo. 
drammatica.

5. Traffic (2000) - Focus Features

Nel film Traffic (Steven Soderbergh, 2000) le cromie evidenziano le linee narrative: ogni storia ha una palette cromatica e uno stile di illuminazione unico. Il Messico è raccontato da tonalità giallo-seppia, con luci dure e ombre marcate; gli Stati Uniti con un’illuminazione glaciale e bluette, per evidenziare la freddezza della burocrazia. La terza storia sceglie una luce neutra per sottolineare la crudezza del realismo.

6. Traffic (2000) - Focus Features

Spesso la luce rappresenta una scelta espressiva. Movimenti come il Neorealismo italiano o il manifesto Dogma 95 sceglievano di raccontare la realtà così com’era, senza metterla in forma, e utilizzavano la luce naturale. 

7. Dogville (2003) - Zentropa Entertainmen/Medusa Distribuzione

Ridley Scott con Blade Runner (1982), al contrario, ha progettato un’ambientazione cyberpunk con lampi esagerati e psichedelici, con neon lampeggianti e squarci improvvisi.

 Anche in film come Dogville (Lars von Trier, 2003) o The Others (Alejandro Amenábar, 2001) il dualismo luce-buio diventa co-protagonista: segue la discesa agli inferi dei personaggi, trovando un modo magistrale per spiegare le loro lacerazioni interiori.

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