Ettore Sottsass, la luce e il Giappone

La visione della materia luminosa secondo il designer italiano, tra architettura, design e forme di progettazione non-Occidentali

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L’uso della luce è il nome di un testo di Ettore Sottsass trascritto a partire dalla sua conferenza alla Yamagiwa Art Foundation di Tokyo nel 1969, pubblicato all’interno della raccolta Molto difficile da dire (Adelphi, 2019). Per l’occasione era stato invitato a far parte della giuria del ‘Concorso Internazionale del disegno di lampade’. 

Nonostante Ettore Sottsass fosse già considerato una voce autorevole in materia, in questa conferenza si pone come uno studente nei confronti della maestria nipponica nella progettazione della materia luminosa.

1. Molto difficile da dire, Ettore Sottsass, Adelphi 2019

La vita e le opere di Ettore Sottsass

Di Ettore Sottsass si è scritto e detto molto. Nato nel 1917 a Innsbruck, in Austria, è cresciuto e si è formato in Italia. La sua carriera ha abbracciato una vasta gamma di discipline legate alla progettazione; figlio d’arte, inizia a lavorare nello studio del padre (Ettore Sottsass Sr.) dopo gli studi al Politecnico di Torino, prima di diventare designer per Olivetti. 

2. Casa Lana by Ettore Sottsass - Credits by Gianluca Di Ioia

La nascita di Memphis

Come è noto, Sottsass fu il fondatore di Memphis, esperimento e piattaforma di riflessione critica sulle modalità di produzione del design industriale dell’epoca. Con colori sgargianti, forme geometriche e un mix eclettico di materiali, questo gruppo di designer ha influenzato profondamente le estetiche degli anni ’80; l’impatto di Memphis è cresciuto nel tempo, diventando uno dei simboli dei codici visivi di quel decennio, con i suoi colori sgargianti e le sue forme geometriche non convenzionali. 

3. Ettore Sottsass e il suo vaso Large Aphrodisiac Glazed in ceramica smaltata e base in legno, pezzo unico, 1966 - ph. Erik& Petra Hesmerg

Ettore Sottsass e la luce 

Ma, ben prima di Memphis, Sottsass nel discorso di Tokyo si lascia andare ad una riflessione di più ampio respiro sul significato del lavorare con la luce. Nel 1969 il mondo ancora non conosce la lampada da tavolo Bay o la Callimaco, né la Tahiti, tutti oggetti che hanno fatto la fortuna e la reputazione di Memphis. Sottsass, qui, si introduce dicendo: 

«Ma a questo punto dovrò purtroppo finalmente confessare che non credo proprio di essere competente sull’argomento delle lampade, non credo proprio di essere uno specialista di lampade, ne ho disegnate poche e ad ogni modo tutte le volte che devo disegnare una lampada non so mai come fare […]. In realtà, nel disegno di lampade sono un vero disastro» 

Citazione da Molto difficile da dire (Adelphi, 2019)
4. Frank Lloyd Wright Collection in Yamagiva Foundation, Courtesy of YAMAGIWA

Il carattere pubblico dell’uso della luce

Quello che segue è un discorso che sottolinea il carattere pubblico dell’organizzazione della materia luminosa, un tipo di progettazione a cui lui riconosce un livello di nobiltà. Organizzare la luce è un atto di design e, allo stesso tempo, una modalità espressiva che influisce sulla disposizione dell’esperienza umana negli spazi. L’illuminazione, dunque, non è solo una necessità pratica, ma è una forma d’arte in grado di plasmare il nostro modo di vivere, nel momento in cui Ettore Sottsass parla inscritto inevitabilmente nell’esperienza della modernità e della neonata società dei consumi. 

«Parlare di specialisti vuol dire, da qualunque parte ci si diriga, far riferimento al corpo umano, alla sua cura, alla sua difesa: parlare della luce come materia prima vuol dire parlare della materia prima per la costruzione dell’ambiente nel quale vive l’uomo» 

Citazione da Molto difficile da dire (Adelphi, 2019)

Sottsass: la luce e l’architettura

Sottsass sottolinea poi il ruolo della luce nella storia dell’architettura, ponendo l’accento su come, specialmente negli stili non-Occidentali e pre-moderni, le popolazioni antiche abbiano “saputo controllare e lavorare quella grande luce fino a farla diventare linguaggio, fino a farla diventare il segno stesso dello spazio o della scena per la rappresentazione degli uomini”. 

Sostiene che le architetture pre-moderne compiessero un passaggio inverso: «involucri solidi» che danno sostegno al «vero diagramma tridimensionale» in cui la definizione dell’ambiente è consegnata alla luce. Cita l’esempio delle cattedrali, spazi in cui la luce diventa uno strumento di conforto e di calma

5. Ultrafragola di Ettore Sottsass nell'appartamento newyorkese di Raquel Cayre - Credits by Nicole Cohen

Ettore Sottsass: la materia luminosa in Giappone 

Infine parla dell’utilizzo della luce che è stato fatto nella storia del Sol Levante; nell’architettura giapponese religiosa e non, infatti, ogni progetto rappresenta “una costruzione di luce, prima ancora che di pareti, pavimenti e soffitti. «L’uso della luce in Giappone è raffinato, permanente, dinamico. Sottsass contrappone lo sviluppo della progettazione giapponese a quella occidentale, più incentrata sui concetti di difesa dell’edificio, di una sua solidità e monumentalità, una sorta di “sfida all’eterno»; i giapponesi, al contrario, hanno sviluppato un uso della luce all’interno di architetture dinamiche, in cui il personale, il famigliare e il naturale si incontrano in un unione di spazi mutevoli. La luce è un linguaggio. 

Maneggiare la luce: un’arte consapevole

Quello che sta suggerendo il designer è che la progettazione della materia luminosa possa farsi specchio dell’alienazione moderna, figlia di un’industria il cui problema principale resta quello di che tipo di lampadina vendere per un determinato oggetto. L’utilizzo della luce, secondo Sottsass, deve ritrovare la consapevolezza di un approccio alla modellazione di una materia tanto presente quanto diluita nel quotidiano – perennemente visibile ed essenziale all’essere umano. Per questo motivo, con grande umiltà, Sottsass non si definisce uno specialista della luce, ma lascia ai lighting designer contemporanei una traccia su cui riflettere. 

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