La luce è l’elemento naturale primario che influenza la costruzione di un’immagine.
Luce e immagine cinematografica, di conseguenza, sono legate da un rapporto dialettico indissolubile. La teoria del cinema si è sempre concentrata sulla luce come soggetto a sé stante, sostanza costituente nonché strumento per la riproduzione del reale. Ma se, invece, spostassimo il focus dalla luce come oggetto agli oggetti che la riproducono?
Cinema e design (così come l’architettura) sono sempre stati connessi tra di loro da un dialogo che vede come mediatore principale la scenografia, o per dirlo in senso più generale la messa in scena. Gli spazi e i dettagli che circondano i personaggi definiscono i tratti di un’opera cinematografica, agendo direttamente sulla diegesi partecipando ad essa ma anche, soprattutto, contribuendo a costruire un’immagine che comunichi integrandosi nello svolgimento narrativo.
Le Lampade comparse in cult Cinematografici
La storia del cinema moderno ha percorso in parallelo quella del grande design del ‘900. Nel cinema italiano, in particolare, il periodo del boom economico ha visto la nascita di una nuova borghesia, in cui il design ha rivestito un ruolo fondamentale nella definizione del gusto; di conseguenza, registi come Federico Fellini, Ettore Scola, Dino Risi e Michelangelo Antonioni hanno rappresentato lo stile di vita agiato di quel periodo anche tramite delle accurate scenografie caratterizzate da una forte raffinatezza degli interni. È naturale, quindi, che nella storia del cinema siano presenti scene in cui la presenza di oggetti d’autore diventa essa stessa, in parte, protagonista.
Date queste premesse, possiamo dire che le lampade siano uno degli oggetti di design più influenti da inserire in una scena di un film. Il progettista e il regista, d’altronde, sono due figure più simili di quanto si pensi: condividono delle condizioni a cui devono sottostare: committenza, budget, scadenza, la necessità di coordinare diverse figure con cui lavorano. Vediamo quindi alcune lampade iconiche inserite all’interno di immagini e trame nella storia del cinema moderno e contemporaneo.
Lampada Taccia – Dillinger è morto
La lampada Taccia progettata da Achille e Pier Giacomo Castiglioni per Flos nel 1962 è solo uno dei tanti oggetti iconici del design italiano realizzati dai Castiglioni.
La Taccia però è considerata un vero e proprio simbolo di successo ‘la Mercedes delle lampade’ come la definì Achille Castiglioni. Appare in una scena del film Dillinger è morto del 1969 di Marco Ferreri, inserita all’interno di una storia in cui la vita quotidiana di una persona è protagonista, accompagnamento di tanti altri oggetti di arredo che compongono il vivere borghese.
Lampada Tolomeo – American Psycho
La lampada Tolomeo di Artemide, progettata da Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina, compasso d’oro nel 1989, è uno degli oggetti di design più rappresentati di sempre nella storia del cinema. La troviamo nel film American Psycho sul tavolo del protagonista Patrick Bateman (Christian Bale), personaggio iconico divenuto simbolo delle rappresentazioni degli Yuppie newyorkesi. La lampada Tolomeo serviva ad ornare la casa di un giovane dirigente dai gusti raffinati, posizionandosi all’interno di un contesto di prestigio contemporaneo. Così come in American Psycho, ha avuto il medesimo ruolo anche nei film Philadelphia (1993), Wall Street (1987) e James Bond – Skyfall (2012).
Vitra Akari UF-4 L8 – Pulp Fiction
La lampada Vitra Akar UF-4 L8 del designer giapponese Isamu Noguchi compare nell’appartamento di Mia Wallace (Uma Thurman) nel film Pulp Fiction (1994), cult postmoderno di Quentin Tarantino. Nell’unica scena in cui abbiamo la possibilità di vedere l’appartamento prima di un tragico incidente, Mia Wallace balla sulle note di Girl, You’ll Be A Woman Soon di Urge Overkill, e la lampada spicca per le sue forme minimaliste ma non sfarzose nella casa losangelina.
Lampada Tizio e lampada E63 – Blade Runner (1982) e Blade Runner 2049
In entrambi i film della saga di Blade Runner sono presenti nella scenografia delle lampade che hanno la funzione di enfatizzare i tratti futuristici della storia fantascientifica rappresentata.
Nel film del 1982 di Ridley Scott sulla scrivania del protagonista Rick Deckard appare la lampada Tizio di Richard Sapper per Artemide, mentre nel sequel del 2019 diretto da Denis Villeneuve è possibile vedere in una scena la lampada E63 di Umberto Riva per Tacchini. Due oggetti che spiccano per la loro capacità di collocarsi in un mondo narrativo situato nel futuro, non risultando fuori luogo ma, anzi, rimanendo coerenti con la scenografia.
Lampada Nesso – La grande bellezza
La lampada Nesso di Artemide è un vero e proprio cult del design italiano degli anni ’60, e anche oggi gode di una notevole popolarità: basta scorrere TikTok per imbattersi in una miriade di video di consigli di arredamento che la citano. Paolo Sorrentino l’ha scelta per la scenografia del film La Grande Bellezza (2013) che è noto per essere esteticamente importante. La lampada è posizionata in bella vista in una scena in cui il protagonista, interpretato da Toni Servillo, si guarda allo specchio.
Lampada Pipistrello – Dolor Y Gloria
La lampada Pipistrello di Gae Aulenti è uno di quegli oggetti che ha resistito in maniera eccellente alla prova del tempo. La dimostrazione di questo è la sua presenza in molteplici lungometraggi, più o meno recenti. In una delle ultime fatiche di Pedro Almodovar, Dolor Y Gloria (2019) la vediamo in bella vista nell’appartamento di uno dei personaggi.
Ispirandosi all’art noveau, Gae Aulenti ha progettato un oggetto in grado dare una nuova definizione al gusto borghese del ‘900 (durata fino ai giorni nostri) distaccandosi dal razionalismo imperante del periodo in cui è stata realizzata.