Non nuova a “sconfinamenti” nel mondo dell’arte, Foscarini prosegue la sua interessante esplorazione, scegliendo questa volta il suo profilo Instagram @foscarinilamps come terreno di sperimentazione. Con il progetto di comunicazione What’s in a lamp? il marchio si racconta in modo originale, attraverso lo sguardo di creativi che ne interpretano in maniera nuova e libera da schemi preconcetti i valori e i prodotti. Il feed si anima di uno storytelling per immagini, curato di volta in volta da artisti emergenti italiani e internazionali. L’esordio è stato segnato dalle opere di Luca Font, writer, illustratore e tatuatore; il secondo capitolo, porta invece la firma di Noma Bar.
«Foscarini è un’azienda che vive di idee, di curiosità, di voglia di sperimentare – dichiara Carlo Urbinati, Presidente e fondatore di Foscarini – Cercavamo una strada più distintiva, nostra, per raccontarci sui canali social, una soluzione nuova che, confrontandosi con i limiti e le caratteristiche del mezzo, ci permettesse di dare spazio alla creatività, per raccogliere stimoli e metterli in relazione, scambiando conoscenze e combinando esperienze. Questo nuovo progetto digitale da spazio a contenuti originali che, attraverso suggestioni visive in cui la nostra luce è protagonista, lasciano intravedere la potenza delle idee».
Foscarini e Noma Bar: una collaborazione che da spazio alla meraviglia
“Noma Bar”, pseudonimo di Avinoam Bar, è un eclettico grafico e illustratore di origini israeliane che vive e lavora a Londra. Considerato un virtuoso del “negative space”, tecnica che consiste nel far emergere dettagli inaspettati da porzioni di immagini che sembrano vuote o secondarie, Noma Bar ha collaborato negli anni con grandi riviste tra cui il New York Post, il New Yorker, The Guardian e Wallpaper. Per Foscarini ha firmato una serie di disegni in rosa, blu e grigio in cui le lampade più iconiche del brand si nascondono e mimetizzano tra surrealismo e pareidolia. Ironia e gioco sono alla base delle opere, e sono utili a suggerire una lettura domestica e rassicurante dei personaggi.
Nel ritratto di donna Miss Twiggy is at home. What is she up to?, Bar trasmette la sensazione di intimità che si instaura tra le persone e gli oggetti d’arredo che, nelle case, sono spesso dei totem rassicuranti. Il naso del cagnolino protagonista di Hush: go to sleep Lumière è, a ben guardare, l’omonima lampada da tavolo; in How far is Aplomb Road tre sagome di lampadari ricreano una strada con tre case identiche, come le villette a schiera britanniche.
Sottolineano da Foscarini: «Per l’artista si tratta di vedere ciò che gli altri non vedono, di guardare dove nessuno guarda, di osservare angoli nascosti e bui. Si tratta di indovinare cosa suggerisce l’occhio al primo sguardo, e dove ci tradisce. E di insistere nell’esplorare proprio quello spazio: lo spazio della meraviglia».
Sui social sono già previste altre tre puntate di What’s in a lamp?. I prossimi capitoli vedranno gli interventi di Federico Babina, Oscar Petterson e Alessandra Bruni.