Luce e innovazione a Milano: parola a due light designer lombardi

Il lighting design e la città di Milano: un’intervista a Lisa Marchesi e Jacopo Acciaro sulla luce in relazione all’ambiente culturale del capoluogo lombardo.

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Milano è universalmente riconosciuta come una città dal carattere fortemente incline al cambiamento, all’innovazione e alla sperimentazione. Questo le consente di essere un reale punto di riferimento della cultura e della creatività a livello internazionale. Dall’architettura alla grafica pubblicitaria, dall’industrial design alla musica, Milano concede la possibilità di esprimersi e di farlo in un contesto culturale stimolante e attivo. Anche la luce a Milano trova sicuramente un’interessante dimensione progettuale in contesti che spaziano dai beni culturali all’architettura contemporanea passando per la light art

Abbiamo incontrato due progettisti della luce che operano in città e che ci hanno dato il loro personale punto di vista sulla luce a Milano.

1. Lisa Marchesi and Jacopo Acciaro

The duo’s first approach to light dates back to their university days, in 2002, with their participation in the Lights for the Future international competition at the German Light+Building fair. Selected as the only Italians in the student category, they interpreted the recognition as a stimulus to continue working on the topic. After earning their degree and a master’s degree in light design and technology at the Milan Polytechnic (where they have supervised several teachings, up to today) they separate professionally by undertaking different paths: for 5 years, Carlo works in METIS Lighting, while Piero is in the Light division Management System of 3M, mainly dealing with film optical technologies. Over those years, despite their professional careers in different companies, D’Alesio and Santoro shared a continuous exchange and comparison on the theme of light, culminating in their first participation in the Salone Satellite in 2005, and then in the official birth of the D’Alesio&Santoro company In 2010. 

Lisa Marchesi

Laureata con lode in Disegno Industriale al Politecnico di Milano indirizzo Lighting Design, dal 2003 inizia la sua attività professionale di lighting designer collaborando con l’architetto Barbara Balestreri. Come senior lighting designer e project manager si occupa della realizzazione di progetti di illuminazione nel campo dei beni culturali, del retail, caffè e ristoranti, case private ed installazioni temporanee. Dal 2018, come libero professionista, fonda Lisa Marchesi studio. Affianca all’attività professionale, attività di didattica e di ricerca in ambito universitario presso il Politecnico di Milano, lo IED di Milano e di Firenze, lo IUAV di Venezia ed in diversi corsi di specializzazione tra cui la Lighting Academy di Firenze. Partecipa come relatore a varie conferenze di settore e si occupa della realizzazione di una serie di pubblicazioni su riviste specializzate. Dal 2019 mentore dell’associazione Women in Lighting. Membro di AIDI.

2. Berluti via Montenapoleone. Ph. Stéphane Muratet

Jacopo Acciaro

Titolare e fondatore di Voltaire Lighting Design, si laurea in architettura al Politecnico di Milano e sviluppa da subito un forte interesse per il mondo della luce. Si forma nello studio dell’architetto Piero Castiglioni con il quale collabora per alcuni anni prima di fondare nel 2003 Voltaire Lighting Design, uno studio professionale composto da architetti e industrial designer che si occupa di progetti di illuminazione per l’architettura, l’interior e l’urbanistica sia in Italia che all’estero, oltre a progettare corpi illuminanti custom made. Lo studio negli anni ha costruito il proprio knowhow lavorando in grandi team di progetto, ed è in grado di sviluppare in BIM tutti gli step progettuali all’interno di un processo di progettazione integrata. Jacopo Acciaro parallelamente all’attività di progettista ha svolto attività di docenza presso l’Università degli Studi di Pavia e l’Istituto Europeo del Design di Milano e tiene corsi di illuminotecnica; inoltre collabora regolarmente con la rivista IoArch e firma articoli per primarie riviste dedicate al lighting e all’architettura.

3. Corso Como Place. Development & property management by COIMA | Architectural design: PLP architecture | Landscape design: LAND | Ph.Donato Di Bello

In che modo la città di Milano e l’ambiente culturale meneghino hanno contribuito alla sua formazione e maturazione come lighting designer?

Lisa Marchesi«Sono nata a Monza, in Brianza, e devo ammettere che vivere Milano da pendolare, fin dai tempi dell’università, mi ha permesso di guardare con uno sguardo molto attento e curioso questa città in continuo movimento. Ricordo con entusiasmo le prime fiere degli anni 90, quando, ancora adolescente e studente dell’ISA (Istituto d’Arte di Monza sperimentale in Design), rimanevo affascinata da questo mondo del design in espansione e sviluppo. Milano mi ha sempre offerto grandi opportunità, sia come accrescimento personale, grazie al Politecnico, ai musei e i luoghi culturali presenti, ma anche grazie a tutta una serie di eventi legati al mondo dell’arte, della letteratura, del cinema, del teatro e della musica, che sono sempre stati un forte stimolo creativo. Durante gli studi, quando ho iniziato ad approfondire il mondo del lighting design, i grandi maestri del design milanese sono sempre stati un punto di riferimento importante, ero affascinata da Achille Castiglioni e ne studiavo e seguivo tutte le installazioni, le conferenze e i progetti. Erano anche gli anni in cui il fermento culturale era molto presente, i giovani erano innovativi, c’erano le prime scoperte tecnologiche e si sperimentavano soluzioni illuminotecniche ai tempi molto avveniristiche: vivere l’innovazione in termini di sorgenti luminose, temperature di colore ecc. è stato decisamente molto stimolante e utile per la mia professione».

Jacopo Acciaro«Milano è stata la mia città dal punto di vista formativo; ho studiato architettura al Politecnico e mi sono appassionato al mondo della progettazione in questa città. Milano mi ha anche dato la possibilità di intraprendere la mia carriera nell’illuminazione grazie allo studio dell’architetto Piero Castiglioni. È iniziato infatti tutto in questo studio, partendo da un suggerimento che ho ricevuto da Piero appena entrato nel suo team di progettazione: “prendi la macchina fotografica e gira la città” per cercare di capire le soluzioni illuminotecniche presenti nel tessuto urbano milanese, le loro caratteristiche sia positive che negative (temperature di colore anomale, relazioni tra materia e luce non del tutto coerenti, abbagliamenti molesti, etc.). Un primo approccio alla costruzione di un mio background visivo; dovevo imparare ad associare un effetto luminoso ad una soluzione tecnica e Milano mi ha dato un primissimo riscontro nel comprendere questo affascinante e complesso mondo della luce».

Se le chiedo di pensare ad un suo progetto realizzato a Milano legato ad aspetti culturali e architettonici propri della città, cosa le viene in mente?

Lisa Marchesi«È difficile pensare ad un solo progetto, perché in questi anni a Milano di lavori ne abbiamo fatti davvero molti, e di vario genere. Abbiamo lavorato nel quadrilatero della moda per il mondo del luxury retail, con tutta una serie di flagship stores molto importanti; abbiamo realizzato delle installazioni per la MDW, oltre che mostre temporanee in location come Palazzo Reale e Villa Necchi, così come HQ o case private. Ciascun progetto si è presentato come una grande sfida, alcuni per la complessità architettonica, altri per una componente conservativo/ culturale, altri per le tempistiche molto ridotte, altri ancora per l’innovazione tecnologica sperimentata. In tutti questi progetti il fil rouge è sempre stato l’attenzione rivolta all’analisi della luce e agli effetti, positivi e negativi, che può avere sulle persone, sui materiali, sugli oggetti e sugli ambienti».

4. Mario Negri scultore a Milano, Villa Necchi Campiglio, dal 30/10/19 al 26/01/20

Jacopo Acciaro«Ci sono due progetti recenti che mi sembrano decisamente rappresentativi, in quanto si tratta di due interventi illuminotecnici su strutture architettoniche con caratteristiche opposte; il palazzo di Corso Como Place in via Bonnet e il palazzo Savonelli in Piazza Cordusio. Il primo, di nuova realizzazione, progettato dallo studio di architettura internazionale PLP Architecture; il secondo, un palazzo storico di proprietà di Edizione Property S.p.a. Entrambi gli interventi sono accomunati da un approccio progettuale di grande rispetto per l’architettura, con soluzioni illuminotecniche orientate alla percezione dei volumi e delle caratteristiche architettoniche oltre che a una spasmodica attenzione all’integrazione dei corpi illuminanti con l’architettura, sempre ponendo massima attenzione al controllo degli abbagliamenti diretti e indiretti».

5. Corso Como Place

La luce secondo Lei può essere un mezzo di rigenerazione urbana per la città di Milano? Le viene in mente qualche esempio virtuoso in città?

Lisa Marchesi«. La luce potrebbe e dovrebbe esserlo, ma ad oggi credo che il concetto di illuminazione urbana sia stato depauperato, nel senso che c’è un vero e proprio abuso della luce. Se pensiamo alle insegne luminose, ai LED Wall pubblicitari presenti, così come agli interventi sull’illuminazione pubblica che hanno trasformato le atmosfere delicate e raccolte della luce calda in scenografie cinematografiche quasi surrealiste (con una luce fredda e super intensa) sorge una domanda: “ma non stiamo trasformando la nostra città in maniera troppo invasiva?”. Credo che si dovrebbe dosare molto attentamente la luce cercando di illuminare anche l’ambiente urbano applicando i concetti usualmente adottati negli ambienti domestici o negli uffici, dove l’attenzione è rivolta al benessere delle persone. Rigenerare attraverso la luce, per me, significa anche rispettare le atmosfere, cercare di creare delle scenografie luminose che non trasformino le strade, i parchi cittadini, i viali, i navigli, in un ambiente sovrailluminato. Sarebbe bello, invece, poter tornare a camminare in una città romantica, in cui la luce evidenzia dei dettagli, crea delle suggestioni, alternando penombra, ombra e luminosità».

Jacopo Acciaro«Assolutamente si; penso che il tema “luce” abbia ancora un grande potenziale inespresso a livello urbano. La città ha bisogno di rivivere a livello percettivo, restituendo un senso di sicurezza ai fruitori che la vivono ma anche esprimendo la sua personalità. Attraverso un approccio progettuale alla luce, che potrebbe assumere un ruolo molto importante nella riqualificazione urbana, ritengo che il processo di rigenerazione potrebbe ricevere un’ulteriore spinta verso nuovi obiettivi sempre più ambiziosi e qualitativi. Mi vengono in mente tanti esempi interessanti ma sinceramente penso che ci sia ancora molto da fare e che per un grande esempio virtuoso dobbiamo attendere ancora qualche tempo»..

6. Palazzo Savonelli. Development & property management by EDIZIONE PROPERTY SRL

Come vede il futuro “luminoso” della città di Milano?

Lisa Marchesi«Mi piacerebbe poterlo vedere meno luminoso. Se fosse possibile, spegnerei buona parte dell’illuminazione, lasciando spazio alla luce della luna, delle stelle e creando dei percorsi che guidino le persone e le facciano sentire sicure, utilizzando un ritmo di luce variabile. Sarebbe bello creare dei salotti all’aperto in cui avere delle installazioni luminose che si animino sfruttando l’energia alternativa, e che fungano da socializzatore e da convogliatore culturale. 

Saper dosare la luce credo sia il compito più difficile per il lighting designer, ma credo anche che ci sia una assoluta necessità di sfruttare al massimo le capacità dei professionisti specializzati, che sono i soli oggi in grado di poter pensare dei concept di illuminazione contestualizzati rispetto al luogo. A Milano credo possano servire dei luoghi in cui la luce non è invasiva, ma avvolge l’ambiente rispettando la natura, gli animali notturni, le persone, l’architettura e la città».

7. Sole Studio via Sant’Andrea. Design: Fondamenta | Ph. Mikael Olsson

Jacopo Acciaro«Sono sicuro che Milano sia pronta per ricoprire un grande ruolo nel panorama internazionale della luce ma soprattutto sia pronta ad esprimere una grande cultura del progetto. Viviamo un momento di fermento a livello di sviluppo architettonico ed urbano e penso che la luce, ma soprattutto il mondo della progettazione illuminotecnica, debba cogliere questa occasione per accelerare il processo di divulgazione della cultura della luce a 360° e in maniera trasversale».

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