Creare condizioni ottimali per fare smartworking da casa è una necessità sempre più diffusa nella vita professionale di molte persone, ma quali sono le caratteristiche fondamentali da rispettare per l’illuminazione di un ambiente di lavoro?
Vediamo quali sono i principi da non sottovalutare affinché l’area scelta come studio possa garantire il giusto grado di produttività e limitare l’insorgere di problemi di salute per chi passa molte ore al giorno di fronte a uno schermo.
L’illuminazione dell’ambiente
Una cattiva illuminazione si traduce in problematiche di salute come mal di testa, affaticamento visivo, fastidi muscolari a collo e schiena, ma anche in un peggioramento della salute mentale e della produttività. Per queste stesse ragioni è importante studiare l’illuminazione anche nell’ambiente in cui si sceglie di lavorare da casa.
La prima caratteristica che deve avere la luce alla postazione di lavoro è che deve essere sufficiente a percepire in modo chiaro e immediato la tastiera e le informazioni su carta. È probabile che quella proveniente da una plafoniera o da un lampadario al centro della stanza non lo siano, soprattutto se non è integrata da abbastanza luce naturale proveniente dalle finestre.
Per le attività lavorative da scrivania le normative consigliano un illuminamento tra i 500 e i 750 lux, da aumentare fino a raggiungere valori tra i 750 e i 1000 se si praticano attività che richiedono un grado di precisione alta (pensiamo ad esempio a lavori di grafica).
L’illuminamento è importante anche affinché non si generi un contrasto troppo forte tra la luce ambientale e quella del monitor: in generale non ci deve essere una marcata differenza tra la luminosità dell’area di lavoro e quella del resto del campo visivo, affinché gli occhi non siano costretti a un continuo riadattamento.
La luce inoltre deve risultare diffusa e abbastanza omogenea, per evitare forti ombre, contrasti o riflessi fastidiosi. Per ottenere questo risultato i punti luce vanno distribuiti il più possibile nell’ambiente e vanno preferiti paralumi che diffondono la luce anziché incanalarla in modo diretto. Nell’ufficio realizzato dagli architetti Bryant Alsop (foto 1), per esempio, è stata scelta una lampada a sospensione della serie Bubble Pendant by Nelson di Hay, perfetta per diffondere la luce in modo uniforme in più direzioni. La forma morbida ed essenziale del modello Cigar inoltre contrasta con le linee rigide dell’ambiente, dando un esempio di come illuminare in modo adeguato non significhi rinunciare al design.
È necessario prestare attenzione anche all’angolazione: se il tavolo ha una superficie riflettente, o se si lavora molto con la carta, è bene che la luce non arrivi direttamente dall’alto, altrimenti è probabile che finisca riflessa negli occhi. Per evitare i riflessi sullo schermo invece bisogna far sì che lo spazio del proprio campo visivo sia quello in cui la luce è più intensa, lasciando alle spalle un ambiente leggermente più buio. Nell’ambiente visto sopra infatti si è scelto per il piano di lavoro l’area opposta a quella della finestra, così che la luce naturale la illumini evitando al contempo di colpire lo schermo.
La luce naturale
La luce naturale è fondamentale in un ambiente di lavoro, e ogni qualvolta sia possibile va privilegiata rispetto a quella artificiale. Per questo la scrivania andrebbe posizionata vicino a una fonte di illuminazione naturale, che affatica molto meno gli occhi rispetto alla luce artificiale, e che ha tra le sue caratteristiche la capacità di mantenere bassi i livelli di stress.
Nell’ufficio di Annie Portelli (foto 2) la possibilità di ottenere molta luce naturale proveniente dalle finestre viene accompagnata dalla scelta di un arredamento in legno effetto grezzo, che non funge da superficie riflettente e che enfatizza l’aspetto naturale dell’ambiente. Anche per la parete si è preferito tenere i mattoni a vista dipinti di un bianco neutro, la cui capacità di diffusione della luce viene smorzata dalla porosità della trama dei materiali.
Infine avere la possibilità di guardare fuori dalla finestra è importante non solo per l’umore, ma anche per la salute della vista: per non affaticare gli occhi infatti è consigliato variare periodicamente la messa a fuoco, concentrandosi su oggetti “lontani” rispetto al monitor.
La posizione della scrivania
L’illuminazione corretta per l’ambiente di lavoro non si crea solamente con un ripensamento dei punti luce, ma anche variando la posizione della scrivania in base a quelli già installati.
Spostare la scrivania proprio sotto alla finestra per godere il più possibile della luce naturale non è sufficiente, perché non tutte le posizioni sono adatte: la luce dovrebbe arrivare lateralmente, affinché non giunga direttamente sullo schermo rendendolo meno visibile a causa del riflesso, o che, al contrario, arrivi direttamente negli occhi mentre il monitor crea ombra sull’area di lavoro. Anche la scelta del lato non è indifferente: la luce dovrebbe arrivare da quello opposto rispetto alla mano dominante, in modo che non si creino ombre fastidiose quando si scrive o quando si digita sulla tastiera.
Nella BBW House realizzata da Tecture (foto 5), per esempio, la scelta di sfruttare il piccolo spazio tra la finestra e la porta di ingresso permette di ottenere durante il giorno una luce naturale diffusa che illumina la stanza in modo uniforme. Provenendo lateralmente, e avendo la possibilità di essere schermata da una tenda nelle ore centrali della giornata, non sarà fonte di riflessi fastidiosi. La luce naturale poi viene integrata con una lampada da scrivania che si allinea alla medesima direzione di provenienza, contribuendo però all’intensità luminosa nell’area di lavoro.
L’illuminazione da tavolo
La luce di una lampada da tavolo è un elemento importante da integrare alla luce d’ambiente per ottenere un’illuminazione corretta, soprattutto nelle ore più buie. Quella ideale dirige il flusso luminoso verso il basso e ha un tono neutro, cioè tra i 3000 e i 4000 kelvin.
Al di sopra dei 4000k le luci diventano tendenti al blu, risultando più stimolanti ma rischiando anche di creare stanchezza e mal di testa con l’utilizzo prolungato; al contrario quelle al di sotto dei 3000k hanno una luce tendente al rosso, simile a quella serale, e per questo non adatta agli orari produttivi.
«L’illuminazione corretta per l’ambiente di lavoro non si crea solamente con un ripensamento dei punti luce, ma anche variando la posizione della scrivania in base a quelli già installati.»
Le lampade con il braccio flessibile sono da preferire, in modo da regolare l’angolo e l’altezza per evitare abbagliamenti; molte lampade inoltre permettono anche di variare l’intensità luminosa e la temperatura di colore. In ogni caso la luce da scrivania non va utilizzata da sola, soprattutto dopo il tramonto, ma in combinazione con luce naturale e luce ambientale artificiale, per ammorbidire ombre e contrasti. Riguardo alla posizione, valgono le stesse regole della luce naturale: la luce della lampada deve provenire da un lato, e in particolare da quello opposto rispetto alla mano dominante.
Il design delle lampade che si scelgono inoltre può contribuire a rendere l’ambiente di lavoro ancora più funzionale. A partire dai modelli più celebri del secolo scorso, come la Anglepoise 1227 e la Tolomeo di Artemide, adattabili a illuminare lavori di precisione grazie alle possibilità di angolazione pressoché infinite, al bilanciamento impeccabile e alla facilità di regolazione, passando per le minimaliste Z bar di Koncept che combinano l’eleganza all’efficienza dei led e dei dimmer tattili, per giungere ai contemporanei modelli smart con sensori integrati di variazione della luce esterna come la Dyson CD06, non ci sono necessità del lavoro da casa che non possono essere soddisfatte con la giusta lampada da scrivania.
Tra le soluzioni più recenti meritano una menzione anche le lampade da monitor, particolarmente adatte a chi deve lavorare contemporaneamente con schermo e carta, infatti non occupano spazio sulla scrivania e per illuminare l’area di lavoro non limitano la visibilità dello schermo. Modelli più avanzati, come la Halo di BenQ, offrono anche comodità come il controllo wireless e la regolazione automatica basata su sensori di luminosità ambientale. Importante in questo caso è sceglierne una che si adatti con precisione alle dimensioni e allo spessore del proprio schermo, affinché non diventi fonte di riflessi.
Gli schermi digitali
La principale fonte di affaticamento visivo quando si lavora al computer è il tempo prolungato passato di fronte agli schermi, loro stessi una fonte di illuminazione. Ridurre il livello di luminosità del monitor in alcuni casi potrebbe dare sollievo, ma potrebbe anche risultare fastidioso perché aumenterebbe di conseguenza la luce ambientale da esso riflessa.
Una possibilità quindi è quella di abbassare la luminosità su schermi secondari, come smartphone e tablet, così come l’utilizzo degli appositi occhiali per la schermatura delle luci blu. Inoltre si possono sfruttare le impostazioni che regolano il colore della luminosità dello schermo in base all’orario, facendola tendere al rosso nelle ore in cui manca la luce naturale e riducendo così il contrasto tra la l’illuminazione dello schermo e quella ambientale.